giovedì 23 febbraio 2012

Nella neve per 14 giorni: salvati bolzanini




BOLZANO. L'emergenza che ha seppellito sotto metri di neve le Marche li ha colti di sorpresa, una mattina al risveglio, nella loro casa di villeggiatura. La bolzanina Eleonora Goio e suo figlio Flavio, di soli 17 anni, si trovavano nel comune di San Giorgio di Pesaro quando una spessa coltre bianca è calata su tutto il centro Italia paralizzandolo. Isolati per quattordici giorni, con poche scorte di viveri e scaldandosi alla tiepida fiamma del caminetto, in una casa a 4 gradi di temperatura. Hanno resistito finché non è stato possibile aspettare oltre, poi sono intervenuti i reparti del soccorso alpino della Guardia di Finanza di Passo Rolle e Cortina, arrivati nella Marche per aiutare le autorità locali, che hanno raggiunto la casa, e li hanno portati in salvo con le motoslitte. «La neve continuava a cadere
da giorni - racconta Eleonora ancora incredula - e il vialetto di accesso al nostro casolare era ormai stato sepolto. Alla prima schiarita, il sesto giorno, Flavio ha provato a vedere se era rimasto qualcosa da mangiare nello spaccio del paese, ma anche lì gli approvvigionamenti non arrivavano da giorni». Il casolare è fuori dal centro abitato, e un viale di meno di un chilometro è una barriera insormontabile se la neve arriva alle punte del cancello. Eleonora è disabile e costantemente a rischio di crisi epilettiche, il lato sinistro del suo corpo si muove con difficoltà. Camminare nella neve che arriva alla vita è impossibile. «Sono stati giorni interi di tormenta, la neve si muoveva in mulinelli e si infilava anche tra la persiana e la finestra, aprire la porta si era fatto difficile». Il gas si è subito esaurito, la cisterna bloccata sulla statale e il bombolone sepolto sotto la neve. «All'inizio era divertente, ma quando ci siamo trovati senza più caldaia né fornelli la questione si è fatta complicata». La casa che perde progressivamente calore, il camino che riscalda solo pochi metri di uno stanzone e i due lettini giusto di fronte. «Mio figlio ha provato a spalare la neve per farsi largo fino ai caseggiati vicini, ma non c'era nulla da fare, siamo stati dodici ore al giorno sotto le coperte, e caricando la batteria del cellulare ogni volta che tornava la corrente». Ma la bufera non cessa, anzi, s'infittisce. Il portone e le finestre restano sommerse, e la scorta di legna sotto il portico ormai è fradicia. «Abbiamo trasformato il salone in una segheria - sorride ora Eleonora - tagliavamo in casa i tronchi per scaldarci, ma prima bisognava metterli ad asciugare». Si fanno i turni di fronte al camino, non si dorme fino a mezzanotte, per tenere la fiamma viva e essiccare il prossimo pezzo di legno. «Per due settimane abbiamo dato fondo alle riserve di cibo che erano in casa, ci siamo ritrovati a cuocere tutto sulla brace, come si faceva una volta, e mi sono tornate in mente le ricette della montagna altoatesina». Ma il caminetto si spegne, la scorta di legna asciutta è finita e la cisterna del gas avverte che non arriverà se non la prossima settimana. «La casa ormai era scesa a 4 gradi - racconta - lavarsi era impossibile con l'acqua gelata, e la luce andava e veniva». Le medicine ci sono, quindi non c'è bisogno di allarmarsi, ma il cielo come un soffitto grigio non lascia molto spazio alla speranza. La casa ormai un frigorifero. «Sono stata un giorno intero sotto quattro strati di coperte, con due felpe e una vestaglia indosso, poi sono arrivati i soccorsi». L'avanscoperta della Guardia di Finanza arriva sugli sci, per verificare le condizioni di salute di Eleonora e di Flavio. «Ci siamo subito resi conto - raccontano gli uomini delle Fiamme gialle - che la neve sul viale era troppo alta anche per la motoslitta, quindi hanno dovuto prima batterla con pelli di foca per permettere il passaggio». Poi arriva la motoslitta, e sul viso di Eleonora torna il sorriso. «Ho vissuto momenti di disperazione - sospira ora - ma ripensandoci credo che sia stato un gran corso di sopravvivenza». Madre e figlio vengono trasportati in un albergo nelle vicinanze, rifocillati e scaldati da una doccia bollente, la prima dopo due settimane. Ora sono a Bolzano, in attesa che il fiume di fango e neve intorno alla casa si asciughi. Il gas non è ancora arrivato.

Fonte: Alto Adige

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